Economia

Valutazione aziendale: il metodo EVA

Valutazione aziendale: il metodo EVA

In tutti i casi in cui è necessaria una valutazione aziendale è possibile scegliere tra diversi metodi. In questo caso ci si occupa del metodo EVA.

Non esiste un metodo di valutazione universalmente valido e che assicuri la certezza del valore dato, ma esistono tecniche che possono portare a determinare un valore ritenuto equo. La difficoltà nel valutare l’azienda deriva da diversi fattori, ma soprattutto dal fatto che non si tratta di un bene unitario, ma un bene che necessita di tenere in considerazione diversi parametri di cui alcuni oggettivi, altri invece da assumere in modo soggettivo, come ad esempio il reddito atteso.

Qualunque sia il metodo scelto, lo stesso deve essere:

coerente e quindi devono essere applicati criteri logici;
unitario, nel senso che deve consentire la valutazione dell’azienda come insieme di beni congiunti e finalizzati nel loro insieme alla produttività dell’azienda. Il valore dei singoli beni deve essere riportato all’interno del sistema azienda;
– deve inoltre essere applicato il criterio della temporalità con la collocazione dell’azienda in un tempo preciso. Nel caso in cui si applichino criteri volti a determinare il flusso di reddito futuro atteso, l’arco temporale deve essere consono al tipo di attività tenendo presente che più è ampio l’arco temporale, più è facile allontanarsi dai dati reali, in particolare per le aziende che hanno poche immobilizzazioni e molto flusso di cassa;
– deve essere realistico, dimostrabile e il più possibile neutrale quindi al di sopra degli interessi della parte che ha commissionato la valutazione aziendale.

Ricordiamo che la valutazione può essere commissionata dalla stessa azienda da valutare, ma anche da soggetti esterni come ad esempio coloro che sono interessati a quote, azioni, all’intera società. Infine, in alcuni casi la valutazione può essere richiesta anche dalla legge, come nel caso in cui debba essere operato un conferimento, un’operazione straordinaria per cui un ramo di azienda viene conferito ad altro soggetto non in cambio di denaro, ma in cambio di una partecipazione agli utili. In questo caso è appunto il codice civile a chiedere che sia eseguita una valutazione aziendale.

Tra i metodi di valutazione aziendale che rispondono a tali criteri vi è il metodo EVA.

Il termine è acronimo di Economic Value Added, tale metodo di valutazione è di origine anglosassone e arriva in Italia negli anni Novanta. In questo caso il valore di un’azienda viene misurato in base alla differenza tra il saggio di redditività della stessa e le risorse impegnate per realizzarlo.

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Questo metodo si fonda su due principi:

– il primo principio è che il capitale degli azionisti deve essere remunerato (ad esempio attraverso la distribuzione dei dividendi che vi può essere solo se l’azienda è in attivo);
– il secondo principio è che un’azienda, pur producendo utili, contabili non è detto che riesca a creare un valore per gli azionisti.
In base a questo metodo l’azienda è in grado di creare valore solo nel caso in cui il rendimento del capitale investito è maggiore rispetto al costo del capitale stesso.

La differenza tra il rendimento e il capitale investito viene denominata EVA e il suo valore deve essere maggiore di zero EVA>0. Se il valore EVA è inferiore a zero, EVA<0, vuol dire che l’azienda brucia ricchezza e di conseguenza il suo valore, nel caso di transazioni aventi ad oggetto l’alienazione dell’intera azienda di quote o azioni, è tale da non rappresentare un buon affare. In poche parole il risultato EVA non rappresenta il valore dell’azienda, ma un parametro attraverso il quale questo può essere calcolato.

Per calcolare il valore EVA è necessario tenere in considerazione anche le imposte quindi il valore del rendimento deve essere netto, questo generalmente viene individuato con la sigla NOPAT (Net Operating Profit After Taxes). Per avere un valore reale al reddito operativo, oltre a sottrarre le imposte, devono essere aggiunti anche gli accantonamenti per le imposte differite, le plusvalenze di gestione del magazzino, gli ammortamenti, le spese pluriennali che creeranno reddito in futuro. Si devono aggiungere le quote TFR al netto dell’utilizzo e gli accantonamento per rischi non specifici. Si ottiene in questo modo il rendimento rettificato.

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Per quanto, invece, riguarda il capitale investito deve essere considerato sia quello circolante netto, sia il capitale immobilizzato, che a sua volta comprende le attività finanziarie e accessorie (fisse e correnti).
Il valore EVA finora visto è quello considerato in base al momento attuale, se si vuole assumere una forma prospettica deve essere preso in considerazione anche l’orizzonte di previsione. Tale termine deve essere valutato in base alle condizioni generali del mercato e dell’azienda.

Si ritiene che l’arco temporale per cui resta attendibile l’analisi sia quello per il quale si ritiene che l’azienda possa essere competitiva rispetto alle aziende concorrenti, riuscendo quindi ad avere rendimenti superiori rispetto ai costi. Il dato ricavato prende il nome di EVAA. Più difficile da calcolare è il valore TV EVAA, in questo caso si calcola il Terminal Value cioè il valore terminale dell’azienda in base all’orizzonte che si assume sia probabile come termine di vita dell’azienda.

Il metodo di valutazione EVA può essere considerato una variante, o una specificazione, del metodo misto reddituale-patrimoniale, infatti, riesce a tenere in considerazione sia il patrimonio dell’azienda da valutare, sia il reddito dallo stesso prodotto. Il valore dell’azienda è dato dal differenziale tra il valore dei flussi di cassa e il capitale investito.

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